Etologia della guerra

NUOVA EDIZIONE RIVEDUTA E AMPLIATA
Irenäus Eibl-Eibesfeldt
pp. 324 – Bollati Boringheri – Torino 1999

- ESAURITO -

Straordinaria ricerca sulle cause dell’intolleranza umana che generano i conflitti bellici e sulle predisposizioni innate e suoi fattori culturali che li alimentano e li rendono possibili.

La guerra come aggressione distruttiva tra gruppi, condotta con l’uso di armi e pianificata strategicamente, è frutto evidente dell’evoluzione culturale. Le naturali predisposizioni alla pace nell’uomo non possono essere difese soltanto con affermazioni di principio. L’indignazione non serve.

Il conflitto appartiene anche ad una pulsione arcaica, ad una eredità comune dei vertebrati, ma le inclinazioni alla pace che nascono dai vincoli familiari, si sono culturalmente generalizzate mettendo l’uomo in grado di formare piccoli gruppi fondati sul legame personale. Ma questi gruppi, separandosi, dovevano rafforzarsi per sopravvivere. Non appena davano segni di debolezza venivano sopraffatti da altri gruppi. Poco è cambiato da questo preciso punto di vista.

A ciò si deve aggiungere l’aspirazione individuale al rango, al potere, che rende aggressivi, la propensione al dominio, alla vittoria che produce un aumento considerevole di testosterone. La secrezione ormonale è una ricompensa fisiologica che la riflessione culturale non può cancellare del tutto. Oggi queste aspirazioni sono problematiche e l’etologia li studia senza farsi molte illusioni.

Questo libro vuole essere un primo, importante, tentativo di gettare un ponte tra la biologia e la sociologia.

La lunga serie dei rilevamenti materialisti non conduce mai a una formulazione esaustiva di meccanicismo, anzi, la materia è talmente vivace e multiforme da rigettare qualsiasi condizionamento che ne annullerebbe la vitalità, riducendola alla prevedibilità dettata da un’anima dura, appunto meccanica, nascosta al suo interno. Ma Irenäus Eibl-Eibesfeldt non vuole questo. Lo stesso evoluzionismo, che per molti versi poteva costituire e ancora costituisce un simulacro di questa anima dura, si è andato esso stesso evolvendo verso uno spontaneo, e per molti aspetti imprevedibile, dileguarsi o accentuarsi della forza vitale. La ragione non può entrare nella materia, essa è un condizionamento preoccupato della coscienza immediata, una difesa contro il disordine, contro la passione della vita, insomma essa è tutto tranne che materia. Una interpretazione ragionevole della materia riduce quest’ultima a una caricatura. Il funzionamento normale della vita non può essere scassinato dalla ragione, deve essere accettato, è esso che entra dentro di me, non io che ne scopro i segreti e lo violo. Se riuscissi a capire come funziona la vita porterei dentro la mia comprensione i miei conflitti etici, ed è quello che si sta verificando con la biologia di questi ultimi anni.

Forse il contributo migliore di questo libro è di natura autocritica. Chiarisce come mai accaduto prima gli equivoci riguardanti l’illiceità di ogni risultato conseguito studiando gli animali direttamente al comportamento dell’uomo, e non è piccolo merito.