Estasi della ragione. Saggi su Schelling

Jean-François Cortine
pp. 352 — Rusconi – Milano 1998
Prezzo di copertina € 18,00
Nostro prezzo € 9,00

Nel collegio di Tubinga studiano insieme, ed abitano nella stessa stanza per uno straordinario appuntamento del destino, Schelling, Hölderlin ed Hegel. Il più giovane dei tre, Schelling, sarà quello che aprirà la strada agli altri due, la strada della ricerca filosofica sulla orme di Fichte e sul tentativo di andare al centro della cosa in sé, limite assoluto della filosofia criticista di Kant.
Questa vicenda è stata narrata in tanti modi, mai così avvincente come in questo libro, mai in modo così pertinente e filosoficamente documentato come fa Cortine.

Non si tratta di un problema sistematico di storiografia filosofica, la partita è molto più importante. Si tratta dello scontro tra filosofia negativa e filosofia positiva.
La cosa in sé non è affrontabile direttamente, ma è solo esperibile a certe condizioni. Ciò vuole dire che non è trattabile dal punto di vista quantitativo, ma può solo cono-scersi qualitativamente. Resta da vedere che genere di conoscenza è questa. Valutando le disposizioni e gli abiti che ne costituiscono l’aspetto più stabile, non è difficile capire che, per esempio, la temperanza non è altro che l’automatizzarsi di un computo quantitativo di astinenza. Dove entra il calcolo, la qualità scappa sostituita dal ragioniere quantitativo. Della scienza non occorre parlare, qualsiasi analisi è sempre di tipo quantitativo. Perfino i cosiddetti giudizi sintetici diventano incomprensibili senza la bardatura quantità. L’ipotesi hegeliana del passaggio non è necessaria, Schelling lavora per più della metà della sua vita all’incompiuta opera di Fichte, fino all’ascesa di Hegel, quando verrà, con la forza del potere raggiunto dal suo antico compagno, messo violentemente da parte.

La ripresa, dopo la morte del padrone assoluto dello scenario filosofico tedesco, avverrà sotto il segno della filosofia positiva. La ricerca di Dio non sarà più un segno dell’aldilà, un irraggiungibile estremo limite del conosciuto, ma un approfondimento dei meccanismi del presente. Dio ora e qui, nel mondo concreto, nell’amarezza dell’“alta rovina”.

Il fascino delle pagine sull’estasi della ragione è tutto qui, in quello che Kierkegaard considerava una grande promessa non mantenuta.