
pp. 172 – Mimesis – Milano 1998
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Nel 1525 i contadini tedeschi insorgono: è la guerra dei contadini, famosa e da tutti conosciuta. Quello che è meno noto è il fatto che molti artisti dell’epoca, scultori, pittori e incisori, presero partito a fianco degli “spregevoli” (rücksichtlos) e alcuni di loro, e dei migliori, trovarono la morte sotto tortura.
Scrive Heidegger: “Lutero si chiede se e come l’uomo possa essere certo e sicuro della salvezza eterna, cioè della verità, se e come possa essere un vero cristiano, vale a dire un uomo retto, pronto per ciò che è giusto, un giustificato”. Heidegger sa bene che a questa domanda non c’è risposta e che le presunte svolte di Lutero ebbero come prospettiva il massacro dei contadini. È comune a quasi tutti i filosofi trovare giustificazioni astratte ai propri inganni concreti. Mai come in questo libro viene a galla la ferocia repressiva della Riforma che, in questo modo, nulla ebbe di poi a invidiare alla storica ferocia della Santa Romana Inquisizione.
“Ritengo – scrive Lutero – che sia meglio uccidere dei contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l’autorità divina. [...] Il momento è talmente eccezionale che un principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi”.
Con buona pace di tutte le mitezze evangeliche.