All'ombra del dio sconosciuto. Antigone, Eloisa, Diotima

Maria Zambrano
pp. 138 – Pratiche Editrice – Milano 1997
- ESAURITO -

Allieva di un reazionario, Ortega y Gasset, ma filosofo donna, il che scatena una contraddizione irrimediabile nell’universo di cui, in fondo, permane erede, quello del mettere ordine tra il pensiero e la vita.

Per la Zambrano il pensiero tende a farsi sangue, cioè a diventare, a prorompere, nella vita, ecco perché, dice con acume, pensare è cosa tanto difficile e grave. Scrivere per lei, e scrivere di filosofia prima di tutto, era un bisogna imprescindibile, una necessità inarrestabile, come il respiro o il battito del cuore. Nel punto esatto in cui riflettendo uccide la vita, nella condizione estrema dell'astrattezza, rinasce il circolo vitale dell’imprevisto che spinge instancabilmente verso le estreme latitudini di quello che viene dopo, sempre dopo, senza che ci sia mai un limite insuperabile per definizione, un arresto conclusivo. Antigone non ha scelta, il suo gesto le garantisce solo il dolore. E la Zambrano lo sa, non come cattiva coscienza di pensatrice, ma come persona che opera nella vita, con tutto il senso di dolorosa inadeguatezza che quest’ultima produce su chi la prende di petto.

Antigone non si lamenta né piange, ma afferma solo se stessa, e con se stessa la logica che non ammette ambiguità, la logica dell’amore. Non patteggia, perché anche questo potrebbe essere utile a qualcosa, quindi riconfermare il dominio, dichiara quello che è giusto. Per questo il suo gesto di ribellione è unico, come ogni verità. Il piatto delle esperienze guaste adesso è lontano. L’incertezza prefigura l’inganno che si sta realizzando, si situa nell’asse del di già accaduto ma non è capace di frenare quello che ancora deve accadere. La castità fisica può essere realizzata in modo relativamente facile, quella mentale è molto più difficile. Antigone lo sa, per questo non ha titubanze.

Eloisa è il simbolo unico, scrive la Zambrano, della donna che si innamora e si sottomette una volta per sempre alla seduzione della parola, raro incantesimo della filosofia. Non è la celebrità o la forza che incantano Eloisa, ma la parola, è questa la virilità che affascina la colta figlia del canonico di Notre Dame. Abelardo non è suo pari. Cerca quella conferma, nella vita, che contrasta con l’ideale di Eloisa. Per quanto il loro rapporto sia senz’altro uno dei più intensi fra quelli di cui c’è documentazione, è proprio Eloisa che manifesta la sua nostalgia anche in fondo a un convento, e ribadisce la sua passione, la sacralità unica del suo amore.

Diotima è parto della fantasia di Platone, o no? La Zambrano, in contrasto con tutte la tradizione filosofica, pensa ad una persona in carne e ossa, e non accetta l’interpretazione di Socrate, per cui, citando Diotima, l’azione amorosa è un’apertura verso il bello, affermando invece che si tratta del desiderio di procreare e partorire nel bello, sia secondo il corpo che secondo l’anima.

Libro, come quasi tutti quelli della Zambrano, che viaggia sempre sul ciglio del burrone. Un libro per spiriti coraggiosi.