
pp. 112 - Poldi libri - Porto Valtravaglia 2007
- ESAURITO -
Assemblea generale
Una cittadina, in cui il tempo più che essersi fermato pare inesistente, vive la propria banalità nelle ripetitive e immutabili attività della locale Lega Antialcolica. I membri di tale lega, abituati ormai da anni a rieleggere lo stesso presidente e a votare il medesimo ordine del giorno, assisteranno quasi in stato di semicoscienza e atavico orrore ad una rivoluzione in piccolo. Utile o vana, nata da scatto non cosciente, quasi un singhiozzo del subconscio, essa svelerà l'ordine delle cose, la forma della realtà, se non altro a chi l'ha cagionata.
In questo testo contenuto in Lazebník (Il barbiere) del 1929 Weiner sfida più che condurre il lettore attraverso una prosa complessa e articolata in incisi, rimandi e riprese fino ad assuefarlo con uno stile ironico e aggressivo di sapore espressionista. Anzi all'inizio stesso della novella avverte esplicitamente che "a coloro anche che, sicuri della propria superiorità, ci guardano con scherno, a tutti costoro diamo ragione; ma voltiamo loro le spalle e continuiamo".
La luce dimenticata
Quando nel 1967 Bohumil Hrabal compone una breve quanto personale antologia di autori cechi, accanto ai più classici Jan Neruda e Karel Jaromír Erben pone un testo ancora indigesto a pubblico e critica e in parte finito nell´oblio: Zapomenuté světlo (La luce dimenticata) dello scrittore, poeta e sacerdote Jakub Deml.
Amaro bilancio di mezza vita, sfogo crudo e irrefrenabile di un momento particolarmente difficile per l´autore, resa dei conti con i propri detrattori o presunti tali, nonché constatazione e accettazione di una situazione materiale, emotiva e psichica non più tollerabile, La luce dimenticata al momento della sua prima pubblicazione nel 1934 destò notevole scandalo, venne prima confiscata e censurata in più parti, trovando vero ed entusiastico apprezzamento in pochi, tra questi Roman Jakobson, il quale ebbe modo di definirla “il più tragico libro ceco”.
La tragicità di Zapomenuté světlo è conseguenza diretta della sua autenticità: di fronte alla spietatezza della vita, all´assenza di Dio e di comprensione dei suoi simili, Jakub Deml rifiuta ogni illusione salvifica, anzi pesca a piene mani negli aspetti più crudi e dolorosi dell´esistenza senza nulla celare né sublimare - unico modo per ritrarre la realtà nella sua integrità. Tutto ciò che Deml vede, sente o prova viene registrato fedelmente e senza censure, così senza un'apparente logica letteraria si giustappongono pensieri, giudizi, descrizioni di precisione tattile, aneddoti, anatemi, critiche, desideri, ricordi. All´autenticità vengono sacrificate pure forma e stile: un flusso continuo di parole che non è flusso di coscienza, bensì è riconoscimento e ricostruzione del modo di parlare e considerare, unendo casomai per analogia e automatismo - caratteristiche che ritroveremo in parte nello stesso Bohumil Hrabal. Allo stesso modo la brama di unire l´alto al basso, il sublime all´infimo, di assemblare il bello e il brutto, la gioia e l´amarezza è dichiarazione di realismo.
La versione dell'opera che qui presentiamo è la riduzione operata nel '67 da Hrabal: una cernita e un montaggio che rifocalizzano il fluire delle parole attorno all'avvenimento più triste e crudo - la morte - metafora e bilancio del presente di Deml, corrispondenza e simbolo della sua condizione esistenziale.