Ladro di stile. Le diverse vite di Jean Genet

Edmund White
pp. 662 - il Saggiatore - Milano 1998
Prezzo di copertina € 36,13
Nostro prezzo € 18,00

Della sterminata letteratura su Jean Genet, questo libro è certamente il più completo, non solo come biografia, che di Genet la vita è stata indagata a fondo in molte occasioni, spesso impietosamente, come tanti critici d’arte assetati di pruderie sanno fare, ma anche come valutazione critica.

Nei fatti, se si eccettua il lungo ed articolato (ma vecchio) lavoro di J.-P. Sartre (Saint Genet comédien et martyr, Gallimard, Paris 1952), sono pochi i libri che come questo pretendono ad una qualche oggettività sulla figura letteraria e sul valore dell’opera di Genet.

Un ladro può essere un grande artista. Certamente sì. Anche senza ripetere il modello di Villon, la criminalità non è sempre la degna compagna dell’emarginazione sociale e della povertà che spesso (non sempre) sono le cause e la giustificazione a monte del futuro. E Genet era un ladro, un ladro, a dire il vero modesto, piccoli furti, ed era un omosessuale. Ma non era un emarginato, anzi, in vita fu uno degli autori francesi più ricercati dalle case editrici e dal pubblico, dei più osannati e dei più responsabili di un clima che, a posteriori, non fece altro che frenare e ritardare l’esplosione del malcontento sociale che comunque trovò la sua strada nel sessantotto parigino.
L’emarginazione era lui che la cercava, nel suo modo di scrivere prima di tutto, dove il lettore non è certamente preso per il verso giusto, e fu questa scelta una delle cause della sua fortuna letteraria, ma principalmente nel suo modo di vivere: una vita fino all’ultimo passata in piccoli e desolati e anonimi alberghetti di quinta categoria. Non tanto Parigi, la città dell’amore e dell’odio, ma della piccola provincia francese, quanto di più arretrato si può immaginare negli anni sessanta: il parroco, un caffè, un campanaro (attenzione: non un campanile) e un biliardo (attenzione: solo tre palle).

Chi non ha letto le sue opere, o chi ne ha leggiucchiato qualcuna, come accade qualche volta, per metterle subito da parte (come si fa a non farlo con nelle mani Notre-Dame-des-Fleurs), questa è l’occasione, leggendo lo straordinario libro di Edmund White (eccezione fra le eccezioni: un critico letterario americano), per trovare la chiave giusta per leggere Genet, la più gran parte dei suoi capolavori.

E che il Signore sia con voi.