I lavoratori del mare

Victor Hugo
pp. 724 - Casini - Roma 1976
- ESAURITO -

Hugo scrisse I lavoratori del mare in esilio, fuggitivo, inseguito dappertutto dal vendicativo imperatore che lui aveva chiamato “Napoleone il piccolo”, e a completamento della trilogia incominciata con Notre Dame de Paris e I miserabili. Lo schema e l’elaborazione delle idee contenuti in questa grandissima dipintura del genere umano si riassume in tre direzioni di lotta. Prima di tutto la lotta contro i dogmi e la forza reazionaria di ogni religione imposta e non avvertita come moto dell’animo prima di tutto. Dopo, nei Miserabili, lotta contro le leggi, specialmente quando queste opprimono il misero che ruba il pane per sopravvivere e tutela il ricco che ruba i milioni per aumentare la sua potenza. Infine I lavoratori del mare, dove è descritta la lotta contro la realtà, una realtà quotidiana fatta di cose, di rapporti umani, ma anche, e forse principalmente, di destino.

Quest’ultimo romanzo non è all’altezza dei due precedenti, che costruirono e continuano a costruire la fortuna di Hugo e la sua figura letteraria, ma all’epoca in cui venne pubblicato forse risultò anche più accettato e diffuso a causa della capacità di Hugo di fare esplodere i sentimenti di un’epoca e di descrivere come una lotta contro la realtà, anche quella impersonata dal nuovo imperatore dei Francesi, può assurgere a livelli di mirabile poesia e di concreto coraggio.
Il personaggio principale è il mare, e nel mare, fin dentro al suo più profondo abisso, si conclude la lotta impari di Gilliatt, un umile marinaio, di un diseredato figlio del popolo, capace di affrontare mille lotte e mille traversie, di impiegare la sua intelligenza, la sua volontà, la sua tenacia, per riscattarsi e salire socialmente. Lo scopo in fondo è quello di diventare degno della donna di cui si è innamorato.

E qui, davanti alla lunga lotta di Gilliatt, si erge il destino. La donna di cui si innamora, ama un altro. Nell’ultima scena, mentre il veliero su cui questa donna e il suo amore stanno abbracciati si allontana all’orizzonte, egli si lascia morire annegando col sopraggiungere dell’alta marea, che sulle coste delle isole della Manica è qualcosa di imponente.

Hugo stesso ha commentato questa conclusione dicendo che “il valore positivo e concreto dello sforzo umano, inteso a dominare con la volontà e la forza dell’intelligenza la natura bruta, lascia vedere anche la fallacia di ogni intento e la vanità assoluta di ogni atto di devozione che si scontra con il cuore di una donna che batte per altri”.

Nel volume di cui abbiamo parlato è contenuto anche il romanzo Il Novantatre, dello stesso autore.