La vedova scalza

Salvatore Niffoi
pp. 182 - Adelphi - Milano
Prezzo di copertina € 15,00
Nostro prezzo € 12,70

Fitto fitto come un cardo spinoso questo romanzo non può essere raccontato. Il compito di chi ne vuole parlare è presto detto. Un grumo, un grumo sanguinolente, un aggrovigliato e irrisolvibile contesto di orti ammazzati e storpiati e sventrati e manomessi con futuro antico, e un altro grumo, a quello connesso, altrettanto bruno di sangue aggrumato, costituito da passioni che sconvolgono, passioni violente, carnali, dure.

La Sardegna non è facilmente comprensibile per gli stranieri. E noi siamo tali, in quanto abitanti del continente. Possiamo passarci anni e la stessa raffinata cortesia dei sardi costituisce coltre e distanza per la comprensione. Capire la balentìa? Capire la vendetta? Andiamo, si può solo chiacchierare su queste cose, le solite chiacchiere da trivio o da congresso sociologico.

E così si spiega anche la straordinaria fortuna di questo romanzo e di questo autore, come anche quella un po’ meno straordinaria degli altri suoi romanzi. Il lettore deve prendere il libro, aprirlo, cominciare a leggere. Deve sentirsi preso per i capelli e trascinato in un mondo barbaro, per lui inaccessibile, mentre la protagonista lava il cuore strappato dal petto di suo marito ucciso, e lo mette sotto il cuscino della bara.

Deve chiudere il libro mentre scorge il coltello della vedova che colpisce lo stupratore, subito dopo avere urlato a più non posso il nome del marito ucciso. Micheddu, Micheddu, era presente, forse sotto forma di uccello, mentre la lama entrava nella gola del brigadiere.

Nietzsche conferma: “Difendere in un secondo momento, una volta raffreddati e rinsaviti, quanto si dice, si promette, si decide nella passione, questa pretesa è uno dei fardelli più pesanti che opprimono l’umanità. Dovere riconoscere, per tutto il tempo che verrà, le conseguenze dell’ira, della divampante vendetta, dell’entusiastica e ingenua dedizione, può indurre a tanto maggiore rancore verso questi sentimenti, quanto più a essi si vota da ogni parte, e soprattutto da parte degli artisti, un culto idolatrico. Costoro alimentano, come hanno sempre fatto, l’apprezzamento delle passioni, ed esaltano, è vero, anche le terribili soddisfazioni della passione che uno prende su se stesso, quegli impeti di vendetta con il loro corteo di morte, mutilazioni, ecc.”.