Verranno dal mare

Zakes Mda
pp. 344 - Edizioni e/o - Roma 2005
- ESAURITO -
Camago a New York è uno specialista di comunicazioni e sviluppo internazionale, tornato in Sud Africa, il suo paese d’origine, dopo quasi trent’anni di assenza, è travolto dall’euforia della fine dell’apartheid e vi rimane, vuole dare il suo contributo, il suo competente contributo.

Ma all’intervista per il suo nuovo lavoro gli domandano se ha assistito alla danza della libertà, se vi ha partecipato. Camagu non sa danzare e non crede a queste cose. Gli intervistatori sono molto impressionati delle sue competenze scientifiche ma non lo assumono, non sa niente di danza della libertà, sbaglierebbe i passi. È troppo competente, quindi sovraqualificato.

Più di un secolo prima, nello stesso Sud Africa invaso dalle truppe di sua maestà britannica, una profetessa bambina aveva annunciato al popolo Xhosa che gli antenati sarebbero tornati dal mare per salvarli dalla carestia e dall’oppressione dei bianchi. Sarebbe stato necessario però uccidere tutto il bestiame e bruciare i raccolti. La gente si divise in due partiti: i Credenti e i Miscredenti, i primi favorevoli a tutte le indicazioni della profezia, i secondi contrari. Lo scontro si perpetua anche ai tempi di Camagu.

Prima di tornare negli Stati Uniti, Camagu cerca di rintracciare NomaRussia, donna bellissima. Si tratta di un nome diffuso in Sud Africa perché i Russi uccisero, nella guerra di Crimea, il generale George Cathcart, che guidava l’occupazione imperiale inglese nel 1854, in un certo senso era una sorta di omaggio per l’impresa compiuta dai Russi.

Ma non riesce a prendere l’aereo, non è tanto la ricerca della donna, ma il fatto di trovarsi in una condizione che non aveva immaginato, né ovviamente poteva prevedere. Partecipa così, nel villaggio del suo amico Bhonco, a una riunione di anziani. Questi cominciano a danzare. È una danza di dolore. Il dolore si vede nelle loro facce quando posano pesantemente i piedi per terra. È una trance che li riporta nel passato, si provocano da soli la morte e quindi tornano nel passato. Camagu ha paura di questa tangibile manifestazione di una forza per lui, uomo di oggi, tecnico specializzato in comunicazione e sviluppo industriale, incomprensibile.

Non capisce la divisione dei due partiti: i Credenti e i Miscredenti, una divisione attuale, non solo quella antica, una divisone che si perpetua. I Miscredenti sono a favore del progresso, gli spiega Bhonco, vogliono gli imprenditori che verranno a portare denaro in questa comunità. I Credenti, invece contrastano questa scelta.

Nel romanzo è possibile cogliere, con fratture quasi sempre sconvolgenti, questa contemporanea vita che si svolge nel tempo dell’ingegneria elettronica di Camagu e nel tempo della terra del popolo Xhosa, quando i colonizzatori inglesi distruggevano i raccolti e tagliavano le teste dei prigionieri per bollirle e portarle in patria come trofei. Ed è per questo che Bhonco si reca da John Dalton, proprietari di negozi, erede del braccio destro del generale George Cathcart, per tagliargli la testa. Si porta dietro il machete, il sangue schizza dappertutto.

Ma la vita è sempre presente, non si arresta mai. Heitsi ha sei anni, gioca sulla spiaggia, ma il mare non sembra interessarlo. Sua madre vuole insegnargli a nuotare come un pesce, ma lui non ama il mare. Eppure è dal mare che verranno i Russi, quelli che hanno ucciso George Cathcart.

Camagu ascolta tutte queste voci, sogna di essere lui stesso il fiume della vita in cui non ci si può rifiutare di nuotare e dal quale, prima o poi, si esce per avviarsi verso il territorio degli antenati.

Sullo sfondo il contrasto grandioso del Sud Africa post-apartheid, i palpiti della giovane e contrastata democrazia, il lungo richiamo dei miti del passato, delle profezie.