Pelle nera maschere bianche. Il nero e l'altro

Frantz Fanon
pp. 204 – Marco Tropea – Milano 1996

- ESAURITO -

Frantz Fanon è stato uno psichiatra e scrittore nato il 25 luglio 1925 a Fort-de-France in Martinica, e morto di leucemia il 6 dicembre 1961 a Washington DC negli Stati Uniti.

Di famiglia discendente da schiavi africani, servi Tamil e bianchi. La sua famiglia apparteneva alla piccola borghesia e ciò permise a Fanon di frequentare il Lycée Schœlcher, una scuola per soli neri.

In seguito alla caduta della Francia nelle mani dei nazisti nel 1940, delle truppe della marina francese rimasero bloccate in Martinica. A causa della permanenza forzata sull’isola, i soldati francesi divennero “autentici razzisti”. Vi furono numerose accuse di molestie sessuali. Gli abusi ai danni della popolazione locale da parte dell’esercito francese ebbero una notevole influenza su Fanon, in quanto rinforzarono i suoi sentimenti di alienazione e il suo disgusto per il razzismo coloniale. Durante la Seconda Guerra Mondiale combatté con la Resistenza Francese e in seguito proseguì i suoi studi di psichiatria. Divenne responsabile di una divisione dell’Ospedale Psichiatrico di Blida, in Algeria, lavorando soprattutto sull’adattamento dei test ai pazienti locali.

Durante la Guerra d’Algeria, Fanon collaborò apertamente con il Fronte di Liberazione Nazionale Algerino e ne divenne il portavoce. Nel 1957 venne espulso dal paese a causa della sua collaborazione con il Governo Provvisorio della Repubblica Algerina.

Nelle sue opere più famose, egli analizza il processo di decolonizzazione dal punto di vista sociologico, filosofico e psichiatrico. La sua opera più conosciuta è I dannati della terra, che è stato concepito come un manifesto per la lotta anticoloniale e l’emancipazione del Terzo Mondo. L’opera venne pubblicata per la prima volta nel 1961 da Maspero con la prefazione di Jean-Paul Sartre. Ne I dannati della terra Fanon analizza il ruolo della classe, della razza e della violenza nell’ambito delle lotte di liberazione nazionale.

Pelle nera, maschere bianche è stato scritto durante il suo soggiorno in Francia. Si tratta di un’analisi degli effetti della soggiogazione coloniale sulla psiche umana. Dimostra come il bianco abbia tutto da perdere a trincerarsi nella propria fortezza costruita all’interno dei muri dell’incomprensione. Pure restando uno studio clinico, questo libro è stato considerato, da tutti quelli che lo hanno letto, un potente aiuto per rompere la deplorevole servitù a cui tutti siamo sottoposti a causa dei secoli di incomprensione che ci hanno preceduto.