Quando ero fotografo

Félix Nadar
pp. 254 – Abscondita – Milano 2004
Prezzo di copertina € 24,00
Nostro prezzo € 16,80

Alla domanda: “Chi è il più grande fotografo del mondo?”, Roland Barthes risponde: Nadar. Basterebbe questa presentazione per generare legittima curiosità sui testi scritti da un ritrattista mitologico, come è stato definito questo impressionante catturatore di visi ed espressioni individuali. Tutti i grandi dell’Ottocento sono stati da lui fotografati, con l’esclusione di Napoleone III, di cui rifiutò sempre di fare la fotografia, malgrado le tante insistenze dell’éntourage imperiale. Il Panthéon così identificato da lui stesso parla di quindicimila scatti, qualcosa di immenso ed impressionante.

Ma il libro che qui presentiamo, e di cui suggeriamo la lettura, è scritto da Nadar, è il risultato, sorprendente ed estemporaneo, frizzante e imprevedibile, della sua parallela attività sotterranea di giornalista.

Affermava Baudelaire: “Félix Nadar è la più stupefacente espressione di vitalità. Adrien mi diceva che suo fratello Félix aveva tutti i visceri doppi. Mi son sentito geloso di lui, a vederlo riuscire così bene in tutto ciò che non è astrazione”.

Commentando le esperienze di Nadar con la mongolfiera, Victor Hugo scriveva: “L’applaudo innanzitutto per l’idea, poi per l’atto. Lei è l’uomo che, per uno scopo scientifico, neppure due mesi fa, tentava, con pochi compagni coraggiosi e un’intrepida compagna una delle imprese più audaci che mai siano state compiute. Date all’uomo il possesso dell’atmosfera, e il legame delle tenebre si scioglierà spontaneamente. Liberiamo l’uomo. Da chi? Dal suo tirannno. Quale tiranno? La pesantezza”.