Werner Sombart
pp. 338 – Guanda – Parma 1994
- ESAURITO -
Questo grande libro persiste a restare sconosciuto ai più. Dapprima a causa dell’ombra generata da un altro grande libro, quello di Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, poi per alcune difficoltà intrinseche al metodo stesso di lavoro di Sombart. Le tensioni e le ambivalenze si presentano, difatti, nel libro accanto a geniali intuizioni che fanno sorvolare sulle ambiguità. D’altro canto anche nell’opera di Weber le contraddizioni non mancano.
È un libro da leggere, ed è un libro che si fa leggere. Non per caso il “professore rosso”, come veniva chiamato era un brillante scrittore, anche se doveva far fronte a una documentazione tutt’altro che leggera. Ma lui lavorava dal di dentro e dal di fuori, nel senso che era lui stesso un borghese, tutt’altro che piccolo, figlio di un illuminato grande proprietario terriero che aveva avviato la trasformazione della propria azienda in senso industriale. Professore rosso perché era più o meno vicino ai socialisti della cattedra, gruppo di pensatori che propugnavano una socialdemocrazia riformista per niente rivoluzionaria ma che a qualche palato all’antica, all’epoca, doveva sembrare rosso fuoco.
Da ricordare che questo malandato e cagionevole di salute professore universitario, dalla carriera tutt’altro che brillante, è stato uno dei pochissimi che durante il nazismo al potere fece uscire un trattato antropologico (A proposito dell’Uomo) in cui vengono chiaramente criticati come insostenibili e infondati i presupposti della teoria della “razza superiore”.
Sombart è uno studioso serio, nel pieno senso accademico di questo termine, ma piace qui ricordare la gradevole lettura dei suoi testi, raramente infarciti di pretenziosa retorica, la natura intuitiva e artistica di certe sue considerazioni, la fulmineità di certe conclusioni sorprendenti ma sempre di grande interesse per il lettore.