
pp. 222 – Medusa – Milano 2001
- ESAURITO -
In massima parte si tratta di conversazioni, dialoghi e interviste, qualche brano di lezioni e pochi articoli apparsi su rivista. Briciole, si potrebbe dire, e si tratta difatti di frammenti di un discorso maggiore, ma di che autore! Questo è il punto.
Come nelle opere maggiori, la Storia della follia, Sorvegliare e punire, La volontà di sapere, ecc., Foucault non è mai banale o superficiale, le sue affermazioni non sono mai gratuite, oppure ricorrono alla retorica per estremizzare contenuti di per sé risibili.
È interessante notare come nel pensiero di questo filosofo e storico convergono due movimenti, il positivismo francese e il pensiero radicale come aveva raggiunto i suoi punti estremi in Nietzsche. Pure partendo da una ipotesi storica positivista, cioè dal passaggio dell’umanità dallo stadio teologico a quello metafisico e infine a quello positivo, Foucault non conclude alla stessa maniera ottimista. Egli è un critico negativo, per lui la storia non è il progressivo rischiaramento della ragione, lo sviluppo delle scienze non coincide con l’emancipazione umana. Eppure egli non abbandona il primitivo illuminismo di partenza, semplicemente lo radicalizza. Non accetta le conclusioni di Heidegger, e dello stesso Nietzsche, in quanto pensa che la sua propria attività di filosofo è una continuazione, critica se si vuole, ma una continuazione dello stesso illuminismo.
Afferma Foucault ne L’archéologie du savoir che “bisogna staccare la storia dalle immagini in cui trovava la sua giustificazione antropologica quella di una memoria millenaria e collettiva che cerca l’aiuto dei documenti per ritrovare la freschezza del suo discorso. La faccia progressista dell’utilitarismo ricopre la storia particolareggiata più recente, come una vecchia coperta di soldato ricopre le ferite in battaglia. La sua insuperabile stabilità compare tutte le volte che si affaccia una critica negativa, in nome della propria forza e della linea necessitante, pretesa esterna in base alla quale raggiungere scopi precisi, il benessere del più grande numero di persone, per esempio, o la realizzazione del proletariato in una superiore fusione dialettica con la filosofia. Il no è illimitato come le dune del deserto, dove una carovana sembra una sottile linea di orizzonte. Il passo cadenzato degli eserciti in marcia copre l’urlo della rivolta e trasferisce la carica rivoluzionaria nel passo altrettanto cadenzato dei battaglioni operai organizzati da partiti e sindacati”. Gli uomini vuoti di Eliot.