
pp. 78 – Mimesis – Milano 1996
- ESAURITO -
Jean-Pierre Vernant, nato il 4 gennaio 1914 a Provins, studi secondari ai licei Carnot e Louis-le-Grand di Parigi e studi superiori alla Sorbona, aggregato nel 1937, nella Seconda Guerra Mondiale partecipa alla Resistenza come comandante delle Forces Françaises de l’Intérieur di Toulouse et Haute Garonne, ecc., è anche uno dei massimi studiosi del mito. Ma è uno dai massimi dissacratori dei luoghi comuni che sono stati costruiti a partire dai classici.
Nell’epica si sa che è il poeta a raccontare gli eventi, mentre nella tragedia si vuole farci credere che essi abbiano luogo sotto il nostro naso. È per questa ragione che Platone condanna il teatro, perché è menzogna, apparenza ingannevole. Ma, se la tragedia crea un piano di realtà che è appunto quello del fittizio, gli spettatori sanno che le vicende a cui il teatro dà vita e sostanza non esistono nella realtà. Questa consapevolezza è la coscienza del fittizio, la sua comparsa è un evento di notevolissima importanza. Non è facile determinare con certezza le vie del sapere, forse perché si intrecciano con le storie raccontate su di esse.
Riflettono, queste poche pagine, sul mito di Edipo come è stato trattato dalla psicoanalisi e il grande significato che il possesso della madre aveva per i Greci: ritorno alla terra che tutto genera, andare incontro alla morte ma anche conquistare il potere, gestirlo contro tutti i nemici. In fondo il lato pauroso di questo mito sta proprio qui: nella natura insondabile e spaventosa di ogni potere dell’uomo sull’uomo.