Quando Shlemiel andò a varsavia

Isaac B. Singer
pp. 122 – Garzanti – Milano 1990

- ESAURITO -

Storie semplici, alcune esilaranti, assistite da trovate incredibili, altre tristi e piene di quell’humor che è rimasto intatto nei secoli all’interno delle comunità ebraiche dell’Est. Storie che si tramando nel tempo e storie di pura immaginazione, che un grande scrittore amalgama per passatempo personale e dei lettori.

Un mondo semplice, arcinoto per quel che ne è stato detto, raccontato e per quanto ha fatto sapere di sé nella cattiva sorte (tanta) e nella buona (poca), ma che resta misterioso. Storie di furbi e di spilorci, di anziani interamente grulli, il cui capo si chiamava Gronam il Bue e gli altri Balordo, Minchione, Gonzo, Ciuco, Fessacchiotto e Melenso. Storie di sogni e di viaggi che si traducono in un va e vieni intorno al medesimo piccolo mondo, da cui non è possibile uscire perché, in fondo, non lo si vuole abbandonare. Storie in cui Varsavia resta sullo sfondo, mitica e a portata di mano, irraggiungibile e appena dietro l’angolo.

Storie per bambini e anche per adulti. Non lo sappiano. In fondo che differenza può mai esserci quando a governare il racconto è la fantasia e non la solita accondiscendenza di fronte ai pesi e alle misure?