
pp. 152 – Guanda – Parma 1990
- ESAURITO -
Peter è immobile nel suo letto di malato, di una malattia indicibile e quindi non detta. Muove solo gli occhi. Chi lo cura-sorveglia-maltratta non sa se dentro quel mucchietto di ossa scheletrite e di carne flaccida si muova una coscienza all’erta. Niente lo indica. Da parte sua Peter, negli anni, che tanto tempo è passato dal suo ricovero nell’ospedale-fabbrica-prigione che lo ospita, ha sviluppato una sua tecnica di difesa e di recupero di tante piccole sensazioni che gelosamente custodisce lontano dalla cupidigia dei suoi persecutori.
Sayer di mestiere fa l’infermiere, quindi sa di che parla, e lo dice con estrema spietatezza. Non lascia niente fra le righe. Questa lettura è sconvolgente per la sua nudità.
Eppure il sistema di cui Peter è prigioniero può diventare perfino peggiore. Lo diventa quando il malato viene prelevato da dottori che voglio applicare su di lui tecniche nuove (recuperatrici?), tecniche che potrebbero far riprendere a Peter la strada per una parvenza di autonomia sensoriale e mentale (a loro dire).
Peter dapprima è abbacinato dal semplice rivedere l’esterno dell’ospedale, i bambini, la vita, la natura, gli alberi, il mondo. Poi, nel momento in cui le sue difese cedono, si rende conto di essere caduto dalla padella nella brace.
“Dobbiamo fare del nostro meglio per lui”... le parole terribili dell’accanimento terapeutico risuonano nelle orecchie di Peter. Gli resta solo il desiderio di morire.
La seconda Inattuale (1874) di Nietzsche mette in luce quanto c’è di pericoloso, di corrosivo e venefico per la vita nel nostro modo di praticare la scienza, la vita malata a causa di questo ingranaggio e meccanismo disumanizzato, a causa della impersonalità del lavoratore, di questa falsa economia della divisione del lavoro. Si perde lo scopo, ossia la civiltà, e il mezzo, cioè la pratica scientifica moderna, viene barbarizzato. In questa dissertazione il senso storico, di cui va fiero questo secolo, fu riconosciuto per la prima volta come malattia, come segno tipico della rovina. Le riflessioni di Nietzsche sulla malattia in genere hanno aperto un discorso che non si è ancora esaurito.