Donna, ecco tuo figlio!

Mim El Messaudi
pp. 94 - Edizioni EL - S. Dorligo della Valle 2001
Prezzo di copertina € 7,23
Nostro prezzo € 3,60

La scrittrice fiamminga Irma Van Keer ha come nome d’arte Mim El Messaudi. Una scelta, un destino. È un libro dedicato a tutte le madri che il sabato sera non riescono a dormire perché il figlio non è ancora rientrato.
E Tarek non rientrerà. Il suo lungo e terribile viaggio verso il sogno (un sogno di fuga dalla miseria o semplicemente un sogno?) finisce in un lenzuolo di obitorio, un povero corpo distrutto da un’auto mentre cercava di fuggire alla polizia che voleva trattenerlo prigioniero, privarlo della libertà.

Donna, ecco tuo figlio! è un ricordo evangelico ma non c’è nulla di più lontano dalla rassegnazione cristiana in queste pagine. «Come Lorelei seduceva i naviganti con il suo canto, io con belle parole ho attirato il lettore a sbirciare da sopra le tue spalle in questa lettera. La sua punizione non saranno le rocce contro cui si schianta la nave, ma il ricordo indelebile di te, a cui è stato negato di venire temporaneamente in Belgio, e di tuo figlio, che è morto qui, completamente solo.
«Addio, sorella mia. Sono le tre di mattina. Concludo questa lettera. Tuo figlio riposa in pace. Il mio non è ancora tornato a casa...».

L’odissea, il viaggio, la tragedia è quella di migliaia di clandestini in balia di Caronti disonesti che spesso nel traghettarli verso un sogno, quasi sempre infondato, li abbandonano alla furia del mare. «Carica com’era, la barchetta avanzava lentamente. Quando giunse in mezzo allo stretto di Gibilterra, il punto più pericoloso per le correnti fortissime dovute alla massima distanza dalla costa, Omar il berbero divenne così nervoso che non riuscì più a starsene seduto tranquillo.
«– Non so nuotare, non so nuotare, – piangeva. La barca cominciò a girare pericolosamente su se stessa, come se avesse perso la bussola.
«Il traghettatore si infuriò e urlò:
«– Un altro movimento e siete cibo per i pesci!
«Tutti capirono che stava parlando sul serio: niente e nessuno avrebbe messo a rischio quel suo viaggio tanto redditizio.
«Omar chiuse gli occhi e rimase seduto immobile, come una statua sul punto di crollare. Sulla barchetta regnava un silenzio di tomba, così totale che i passeggeri udirono il ronzio dei mulini ancor prima di avvistarli. In quel momento si resero conto che avevano raggiunto Tarifa».

Una lettera immaginaria e un libro reale, concreto quanti altri mai, un libro che insegna la sofferenza a tutti coloro che vedono nei movimenti di migrazione clandestina, oggi fatti segno di tante critiche dissennate e di tante aridità di cuore, soltanto un pericolo per la loro pingue sicurezza. Che ne è stata della capacità di ogni essere umano di capire la difficoltà dell’altro, quindi di averne compassione? Questo libro è pertanto una guida e una boa galleggiante nello sconfinato mare dell’indifferenza dove quotidianamente poveri esseri senza più speranza affogano senza avere neanche il diritto di lamentarsi.

Quando gli imam intonano attorno al corpo di Tarek la “preghiera dell’assente”, prima di metterlo nella bara di legno, il sogno riprende il suo movimento, altri verranno e altri ancora, altri moriranno ma altri riusciranno a farcela, portatori di una speranza senza confini.