Rodolfo II. Imperatore degli alchimisti

Jacqueline Dauxois
pp. 288 – Rusconi – Milano 1999
- ESAURITO -
Gustav Meyrink scrive nel suo Golem: “Ero capitato nel vicolo dei fabbricatori d’oro, in cui i medievali adepti dell’alchimia avevano arroventato per secoli la pietra filosofale e avvelenato i raggi lunari”. In realtà non è tutta leggenda: l’imperatore Rodolfo II era appassionato di arti magiche nonché un uomo complesso, da molti considerato un folle. Amava invitare al Castello gli esperti di alchimia ed è documentato che accolse alla corte boema due famosi “stregoni” inglesi, John Dee ed Edward Kelley.

La Dauxois racconta la storia incredibile di questo imperatore che si fa fare una corazza da un armiere tedesco solo allo scopo di farsi ritrarre, ma che coltiva interesse ben differenti.

La cornice di questo racconto è la Praga del Cinquecento, irta di campanile perché “in questa città Dio deve combattere terribili battaglie con il diavolo”. Spesso l’imperatore esce dal suo castello e va a fare visita agli alchimisti nel cosiddetto Vicolo d’oro, dove artigiani orafi o, a quel che si racconta, gli alchimisti, si erano fortificati o vi erano stati rinchiusi.

Rodolfo II è scienziato e alchimista, amico di Keplero, ma anche di Edward Kelley, culture dell’alchimia più estrema e difficile, quella che affermava di avere trovato la pietra filosofale. Pacifista, filosofo, di temperamento moderno, nello stesso tempo depresso e visionario, Rodolfo II è ancora oggi oggetto di studio e di controversie. Il suo simbolo era il sole. Il sole rappresenta il padre, il vecchio re nell’alchimia e Nettuno l’oceanico, l’estatico, il regno di Dioniso, l’irrazionale e l’immaginifico. Il suo animale preferito era il leone. Il verde leone dell’alchimia è la forma giovanile del dio grano. Il suo fiore era la rosa. Così Jorge Luis Borges: “La rosa, / la immarcesible rosa que no canto, / la que es peso y fragancia, / la del negro jardin en la alta noche, / la de cualquier jardin y cualquier tarde, / la rosa che resurge de la tenue / ceniza por el arte de la alquimia, / la rosa de los persas y de Ariosto, la que siempre está sola, / la que siempre es la rosa de las rosas, / la joven flor platónica, / la ardiente y ciega rosa que no canto, / la rosa inalcanzable”. “La rosa, / l’immarcescibile rosa che non canto, / quella che è peso e fragranza, / quella del nero giardino nell’alta notte, / quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera, / la rosa che risorge dalla tenue / cenere per l’arte dell’alchimia, / la rosa dei persiani e di Ariosto, / quella che sempre sta sola, / quella che sempre è la rosa delle rose, / il giovane fiore platonico, / l’ardente e cieca rosa che non canto, / la rosa irraggiungibile”.

Qualcosa continua a sfuggire del pensiero e della vita di questo strano personaggio storico. L’alchimia è ancora uno dei punti interrogativi più inquietanti per l’umanità. Bruciare è dell’uomo che cerca l’azione, bruciare ma anche raffreddarsi. La ruota è in relazione all’opus circulatorium dell’alchimia. Jung produce queste combinazioni di concetti e reazioni psichiche applicando gli antichi metodi dell’alchimia. E domani? La Dauxois si pone questi problemi senza possibilità di risposta.