
pp. 120 – Jaca Book – Milano 1998
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La religione, il cristianesimo in particolare, e il cattolicesimo con maggiore specificità, ha un rapporto con la struttura ecclesiastica, cioè con la Chiesa, che non sempre può considerarsi perfetto. La Chiesa accetta con difficoltà, al suo interno, quelle posizioni religiose che attenuano il potere e la gestione del potere da parte delle gerarchie ecclesiali. Queste gerarchie, specialmente nei secoli passati, hanno preteso imporre le proprie scelte e le proprie interpretazioni non solo ai fedeli, il cosiddetto popolo di Dio, ma anche alle strutture subordinate stesse, indicando come stravaganti perversioni del pensiero tutte quelle interpretazioni teologiche, o semplicemente procedurali, che si allontanavano dalle direttive pontificie.
Queste esacerbazioni del potere hanno, a loro volta, scatenato delle reazioni, ed è qui che sorge l’anticlericalismo, che più di una negazione immediata e diretta della religione si deve considerare un rifiuto del predominio delle gerarchie ecclesiali, dal livello più alto a quello minimo.
Dal rigido anticlericalismo dell’Ottocento, dalla vecchia Kulturkampf, fino ad oggi è passata molta acqua sotto i ponti. Oggi la critica della religione parte da presupposti differenti e cerca di contemperare una sorta di equilibrio improbabile tra il potere della Chiesa, diretto verso le coscienze, e quello degli Stati, diretto verso la vita civile nella società. Naturalmente una differenziazione netta non è possibile.
Bada tratteggia in poche pagine più che una storia del clericalismo una vera e propria storia dell’anticlericalismo, e di questa seconda storia se ne sentiva la mancanza.
L’autore è membro del Consejo Asesor Cientifico della collana Clàssics del Cristianisme (68 volumi pubblicati).