Esercizio di cristianesimo

Søren Kierkegaard
pp. 370 - Piemme - Casale Monferrato 2000
- ESAURITO -

Nella vita ritirata eppure combattiva di Kierkegaard questo scritto occupa una posizione centrale. Vi si affronta il problema dello “scandalo”, dello scandalo dell’Uomo-Dio. Non è un problema per cristiani solo di nome, per tiepidi e acquiescenti accomodatori di tutte le contraddizioni che la vita ci pone sempre davanti agli occhi.

Qui si trova esposta non solo la motivazione profonda di tutte le rinunce della vita di Kierkegaard, dal rapporto col padre, un ex pastore jutlandese arricchito grazie al commercio, a Regine Olsen, la promessa sposta abbandonata, ma anche dei grandi temi religiosi come la sofferenza, la grazia, la fede, l’imitazione di Cristo, ecc.

Egli scrive: «L’Uomo﷓ Dio è il paradosso assoluto; perciò è assolutamente certo che la ragione finirà per inciamparvi. Se lo scandalo non si vede nel senso dell’elevazione, lo si scopre in quello della degradazione. Non è impossibile pensare che un uomo, abbondantemente dotato di fantasia e di sentimento, rappresentante d’un cristianesimo quanto mai puerile (giacché, per un bambino, non esiste scandalo propriamente detto, ed ecco perché, a rigore, il cristianesimo non è fatto per lui), possa pensare di credere che quell’uomo particolare era Dio, senza scoprire lo scandalo. La ragione di tutto questo è solo la sua idea rudimentale di Dio; egli possiede una fantasia infantile che applica a qualche cosa di straordinario, di infinitamente elevato, di sacro e dì puro; egli si rappresenta un uomo superiore, in certo modo, a tutti i re, ecc., senza che questa nozione comporti la qualità: Dio. In altri termini, quell’uomo non ha nessuna categoria; si spiega così perché egli creda che un uomo particolare sia Dio, senza inciampare nello scandalo. Ma questo stesso uomo inciamperà invece sull’altro aspetto dello scandalo, in quello della degradazione. Tale è lo scandalo, e la Scrittura lo mostra proprio così nei passi in cui Cristo stesso mette in guardia contro lo scandalo. Ma la Scrittura parla anche d’uno scandalo provocato da Cristo e la possibilità del quale risiede in un passato storico. Infatti, questo scandalo non si riferisce a Cristo come Cristo, come Uomo﷓Dio (questo è lo scandalo nel vero senso della parola, la cui duplice forma sussisterà quanto il tempo, sino all’abolizione della fede); ma a lui come a un uomo particolare puro e semplice, in conflitto con l’ordine costituito». Avere il coraggio di affrontare fino in fondo questo scandalo richiede la fede, il massimo sforzo della fede, l’unico modo per evitare che l’intero annuncio cristiano passi senza incidenza nella vita reale. È quindi una vera a propria “interiorità segreta” quella che rende possibile l’accompagnamento cristiano delle opere, la decisione personale ed esistenziale in parallelo con l’annuncio e con l’intera esistenza del Cristo.

E ancora, «Tutta la filosofia moderna si è sforzata di farci credere che la fede è d’ordine immediato, che costituisce l’immediato; cosa che dipende a sua volta dal fatto che si è abolita la possibilità dello scandalo, si è fatto del cristianesimo una dottrina, si è destituito l’uomo-Dio e dimenticata la situazione del contemporaneo. Quel che la filosofia moderna intende per fede è propriamente un’opinione, una credenza nel senso corrente della parola. Il cristianesimo è trasformato in dottrina proclamata come tale all’uomo, il quale crede allora che le cose stiano come essa dice. E lo stadio successivo consiste nel “concepire” questa dottrina, compito, questo, della filosofia. Tutto questo sarebbe perfettamente giusto se il cristianesimo fosse una dottrina; ma poiché non lo è, allora tutto questo è altrettanto insensato. La fede, in senso pieno, si riferisce all’Uomo﷓Dio che, segno di contraddizione, nega la comunicazione diretta ed esige la fede».

Allo stesso modo in cui il cristianesimo non può essere considerato alla stregua di una qualsiasi dottrina, la possibilità di capirlo fino in fondo non può essere affidata solo alla filosofia. Il suo carattere essenzialmente agonico impedisce di trovare una qualsiasi via intermedia, più accessibile e comoda. E Kierkegaard è il filosofo che indica con dolorose parole questa impossibilità. La lettura di Esercizio di cristianesimo non è certo per chi ama gli accomodamenti e le scaltrezze della logica. La fede è sempre un’altra cosa.