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Che questo libro sia stato, al momento della sua genesi, quello che è stato definito “un attacco di patriottismo” non ci possono essere dubbi. I paralleli tra le cause che portarono alle guerre di Federico II di Prussia e quelle che scatenarono il primo grande massacro mondiale, sono ben individuati. Anche la risposta critica, immediata, dei suoi contemporanei non si fece attendere. Solo lo stesso Mann non era d’accordo, e lo precisa nella sua introduzione alla ristampa del 1953.
Ognuno si aggiusta le cose per come gli aggrada? Non si può dirlo fino in fondo. Di certo qui giocano un certo ruolo l’estrema raffinatezza dell’analisi e l’ampiezza delle motivazioni culturali, non si tratta di un bieco scritto di esaltazione marziale, illeggibile particolarmente adesso.
Così ha scritto lo stesso Mann: “È cosa notevole che per ingannare noi stessi compiamo talora azioni che solo apparentemente sembrano un risultato della fretta mentre invece sono il frutto di una segreta riflessione. L’uomo infatti non inganna e non adula nessuno con tanta sottigliezza come se stesso. In questa osservazione fatta di passaggio sono inclusi in nuce interi capitoli, interi libri di quella psicologia che smaschera i segreti dell’anima. Così come più tardi negli aforismi di Nietzsche lampeggeranno intuizioni profetiche delle ricerche e scoperte di Freud. In una conferenza tenuta a Vienna su Freud ho richiamato l’attenzione sul fatto che l’oscuro regno della volontà di Schopenhauer si identifica con l’inconscio, con l’es freudiano, come d’altro lato l’intelletto schopenhaueriano corrisponde del tutto all’io di Freud, a quella parte dell’anima rivolta verso il mondo esterno”.